venerdì 21 settembre 2012

Routes



  
Carro mio,
traina sulle ruote tue il peso della noia, come fece nel sole Apollo, 
che poi si bruciò.
Carro mio, 
pieno di stoffe e di stazioni, 
soffia sulla ghiaia, 
sulla sabbia, 
sul pietrisco, 
sui simboli che l'uomo inventò e di cui l'uomo 
si meravigliò.
Carro mio,
porta gente dalle gambe stanche, 
sii più forte di tutti, 
separa la strada, inventati una storia.
Carro mio, 
annuncia la festa.

domenica 9 settembre 2012

L'umane relazioni

"Mi seducevano solo le biblioteche e i bordelli"

Il misantropo amò troppo l'umano possibile, il misogino si perse fra gli odori e i fiori del mondo che gli altri chiamarono donna. Ogni definizione si prende gioco dell'altra. Fra una biblioteca e un bordello c'è una gran differenza; ma occorre solo una foto delle strutture, dell'utenza e le distanze si rimpiccioliscono. La biblioteca e il bordello contengono corpi: l'una il corpo libro, l'altro il corpo ed altri corpi. Chi vi entra è a stomaco vuoto, chi esce ne trae almeno una sensazione di soddisfazione. Sfogli le pagine o sfogli un corpo, l'intenzione di chi ha fame, probabilmente è la stessa. Ma fu l'esclusiva del solo a sorprendermi fra i pensieri notturni. Quel solo si insinuò negli angoli dei miei sorrisi riducendoli in amarezza. Per ciò le insonnie sognanti mi facevano stancare di vivere: a che mi giova, pensai, vivere l'asfalto di un continente senza poterne mai conoscere le profondità? Dovevo andare in strada, smetterla di produrre realtà dimenticate dal reale, genuflettermi alle musiche, perché mia madre mi apparve in sogno, dicendomi ancora "per me esiste solo Bach". Fu così che desiderai con ogni forza tornare ai miei luoghi d'infanzia, passeggiare ancora fra le mie letture e qualche puttana in libertà, correre ai ripari da qualsiasi altra forma che assomigliasse a un uomo. Più desiderai solitudine, imponendole il dovere, più la solitudine si affacciava ad altri occhi. Lo incontrai, e sono certo che accadde in sogno. Gli attimi della mia gioventù rimasero in sospeso e a galla sulla mia età, sulle mie corrispondenze, sulle candele, sulle notti bianche, sugli amici di carta e sulla crudeltà delle cornici vuote, senza più nemmeno una foto. Insomma, quegli attimi di cosa avrebbero mai potuto godere alla vista di quell'uomo vestito di sogni e di voglie? Lo osservai non una, ma dozzine di notti, tutte notti insonni, a dozzine. Vagava per i cimiteri, respirava a occhi chiusi, sorrideva agli oggetti inanimati, dormiva davanti alle chiese sospirando, osservava le formiche: sembrava una creatura perfettamente integrata col circostante. Eppure la mia sensibilità mi spingeva ben oltre quella bellezza scura. Sentivo affacciarsi in questi una tale malinconia, come una clessidra di parole non dette, ogni notte rovesciata, sentivo nell'espressione di pochi attimi l'incantesimo di quel che intorno io solo non avevo saputo vedere. Lo sorpresi incontinente lasciarsi andare sull'edera, come se quell'atto gli fosse dovuto con solennità, come se il mondo fuori si dovesse voltare. E io no, io mi sforzai di attenderlo, dietro, alle sue spalle, lasciando che la terra accogliesse il fisiologico e attendendo che a me fosse dato il resto. Sentivo che si rispecchiava in lui il dolore della natura, la malinconia dei rami, l'allegria del verde intorno e la disperazione dei lupi. Alzata la lampo si voltò in lacrime. L'urina, il gesto della liberazione fu per egli abbandono e fu lacrime. Sgranai gli occhi e ridissi a me stesso mentendo: "Mi seducevano solo le biblioteche e i bordelli". Invero l'armonia mi sedusse.