venerdì 12 ottobre 2012

Il cane e il soldato

Il cane leccò le ferite del soldato: la sua saliva era calda, sporca e arida, ma l'intenzione, la spinta del cane fu così bestiale che il soldato non seppe farlo smettere. Questi rinvenne tra il calore della saliva e le sue stesse smorfie di dolore. Si cercò l'equilibrio, tentò tre passi, al quarto scosse la terra: si alzò in piedi.
Quell'attesa inconcludente, fra rocce e selve, spilli e nemici, lo fece riflettere a lungo, proprio sul senso dell'attesa. Si paragonò a un cane. La sua esperienza in teatro e suo figlio sordo gli insegnarono il valore della mimica e delle parole espresse attraverso il movimento e i gesti della bocca, dei denti, della faccia. Si disse, ripetutamente: mi fa soffrire sentirmi solo come un cane. Sono solo come un cane. 
Nel pensarci, accettò il paradosso.
Stanco tornò a scaldar la terra, in attesa.

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