Muore una pecora, sotto gli occhi miei. Muore che io non
posso toccarla, è malata dicono, è nera. La fisso finché gli occhi stanchi me
li trovo tra le mani. Metto a posto gli occhi e vado via. Ripenso con
agitazione alla pecora nera con la lingua di fuori, i denti con un po’ di verde
fra le gengive. E m’assale un senso di solitudine. Pensiero secondo: la
solitudine, appunto. Mi fa sorridere pensare alla solitudine, è semplice, è sussurrabile. Non
avere paura che sarai solo anche tu prima o poi. Ma solitudine è compagna, tu
non spaventartene. Solitudine è piacere, tu goditela. Tra le ore sole corpo e anima saranno vicini e potrai toccarli. Se un colpo alla gola senti lascialo
lì, cadrà da solo, come i denti dei bambini. Non tirarglieli. Se sceglierai la
solitudine, non ci saranno scorciatoie, la lingua s’ammutolirà per un po’, ma
il gusto della compagnia non avrà eguali. Ci sono persone che s’adagiano leggeri sul mondo e non te lo
dicono e non li vedrai mai. Ci sono tipi di persone: gli “eterni mariti", i
mentecatti, le suore gravide, gli avari senza averi, gli sbandati, i tormentati
sempre e gli appassiti cronici. Ci sono tanti tipi di persone quanti tipi di
malattie e tante realtà quante persone. Tanti giorni quanti il calendario segna e ogni giorno un santo, per crearsi un pretesto, per osannare i giorni. "Noi siamo l'uno per l'altro un teatro sufficientemente grande" .
Volevo mettere mi piace ma non c'era! Bella frase finale, giudice!
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